domenica 31 marzo 2013

uniti

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sabato dobbiamo essere in tanti, dobbiamo essere tutti. 
E anche i colleghi di ruolo ci daranno supporto e aiuto. 
E' una battaglia per la dignità del lavoro e per la qualità della scuola.



sabato 30 marzo 2013

sprechi e distacchi

di Antonia Romano

Sempre più spesso, sulla stampa locale, si legge della necessità di operare tagli anche nella scuola pubblica trentina e di farlo cercando di arrecare meno danni possibili alla scuola stessa. Gli addetti ai lavori, ad ogni livello, dai decisori politici ai tecnici ai rappresentanti sindacali, da mesi si interrogano su questo aspetto molto critico della situazione attuale, mentre le statistiche europee collocano l'Italia in fondo alla classifica per quanto riguarda gli investimenti nella scuola pubblica. Le azioni in corso nella scuola trentina, in particolare il recente accordo tra sindacati e APRAN, sono proposte come la migliore soluzione possibile per conciliare la necessità di risparmiare con la necessità di salvaguardare il contratto di lavoro e i posti di lavoro, facendo assumere a ciò anche una valenza importante in termini di qualità della scuola trentina. Tra le ultime affermazioni a tal proposito, che ho letto sui giornali (Adige, 7 marzo 2013) c’è quella di Gloria Bertoldi (CGIL), che individua tra le possibili cause dello “spreco” nella scuola locale l’esistenza di ben 200 insegnanti in utilizzo presso Dipartimento Istruzione, IPRASE e Centro Formazioni Insegnanti di Rovereto (CFI). Io sono un’insegnante in utilizzo presso IPRASE (dove sono giunta dopo superamento di un regolare concorso), ma, soprattutto, sono un'insegnante che da anni paga la tessera di iscrizione alla CGIL e, come tale, intendo replicare a Gloria Bertoldi, senza alcuna polemica, ma per solo amore di trasparenza e onestà intellettuale. Innanzitutto la informo che, presso IPRASE (che ha assorbito anche il CFI di Rovereto) gli insegnanti in utilizzo sono in tutto UNDICI. Attualmente, inoltre, sono previsti insegnanti distaccati presso diversi enti che, a diverso titolo, operano sul territorio in ambito educativo. Ci sono, infatti, insegnanti in utilizzo anche presso facoltà universitarie, Musei, centro Millevoci, presso lo stesso Palazzo della Conoscenza, che prevede, inoltre, la presenza di dirigenti scolastici in utilizzo. Non va dimenticato, infine, che ci sono insegnanti distaccati anche presso i sindacati!
Un insegnante ottiene l'utilizzo presso una struttura diversa da un istituto scolastico perché, evidentemente, il sistema ritiene importante capitalizzare i saperi esperenziali e didattici dell’insegnante per portare avanti azioni di formazione, sperimentazione, innovazione e supporto a regolamenti e normative, che necessitano di figure ponte tra università, istituzioni e scuole. Oppure si può essere distaccati presso i sindacati, dove svolgere il ruolo di persone "esperte di scuola", deputate a dirimere questioni contrattuali e a sostenere le contrattazioni sia con i decisori politici sia all’interno dei singoli istituti scolastici.
Anche presso alcuni istituti scolastici ci sono insegnanti che sono esonerati interamente o parzialmente dalla didattica in aula per svolgere altre funzioni.
Nel caso di IPRASE, gli insegnanti in utilizzo svolgono anche attività di ricerca, sperimentazione e documentazione scolastica, secondo il regolamento e secondo quanto previsto dalla legge provinciale, detta legge Salvaterra, del 2006 e dalla più recente legge provinciale n. 25 del 27 dicembre 2012, che amplia ulteriormente le competenze di IPRASE.
Pertanto, se si ritiene che fare ricerca educativa con la scuola, e non solo sulla scuola, accompagnare e supportare i docenti in sperimentazioni che possono aiutare l’innovazione scolastica, fare formazione non solo accademica, ma anche centrata sulle didattiche delle discipline e sulle didattiche per i BES, oppure occuparsi di contrattazione decentrata e tutela dei diritti del lavoratore nella scuola in cui opera, siano azioni inutili e che, in quanto tali, costituiscono uno spreco di denaro pubblico, lo si affermi pubblicamente e si proceda immediatamente a far rientrare ogni insegnante distaccato presso la propria sede di titolarità. Se, invece, si ritiene che le suddette azioni siano importanti, allora si pongano i docenti in utilizzo nelle condizioni di svolgerle al meglio, si rispetti il loro lavoro e si investano pensiero ed energie su questioni più serie, che per ragioni di spazio non elenco in questo contesto, ma che sono disposta a proporre a chiunque voglia interloquire. Ovviamente chi, per una qualsiasi delle ragioni sopraelencate, non è impegnato nella didattica in aula, va sostituito. Così come vanno sostituiti i dirigenti scolastici in utilizzo ed il cui stipendio, come è noto, è di gran lunga superiore a quello di un insegnante. Ma tutto ciò non rappresenta forse un'occasione per garantire un altro posto di lavoro, consentendo, nello stesso tempo, lo svolgimento di ruoli complessi e importanti per il buon funzionamento della scuola? E avere figure di supporto alla ricerca, progettazione e sperimentazione didattica non favorisce la qualità delle azioni didattiche? È chiaro che la presenza di docenti in utilizzo crea problemi alla scuola presso cui gli stessi docenti hanno titolarità: chi è distaccato va sostituito con un incaricato a tempo determinato e ciò può determinare una perdita in continuità didattica. La questione però va estesa anche al meccanismo delle assegnazioni provvisorie: ogni docente che ha titolarità presso un dato istituto può chiedere un'assegnazione provvisoria annuale presso un'altra sede per specifici e documentati motivi familiari (avvicinamento a figli minori, coniuge, genitori anziani non autonomi). Io stessa per ben sei anni di seguito ho usufruito dell'assegnazione provvisoria.
In conclusione, se le critiche di Gloria Bertoldi alla presenza di docenti in utilizzo si rivolgono ai soli docenti distaccati in IPRASE e presso il Palazzo delle Conoscenza, ne chiarisca, per correttezza professionale e istituzionale, le ragioni ma, soprattutto riveda i dati numerici che ha a disposizione perché non sono corretti. Se le sue perplessità sono riferite alla presenza di docenti in utilizzo in generale, allora chiarisca con i decisori politici e i responsabili delle varie istituzioni l'utilità o meno di tali figure e del loro lavoro, ricordando, però, che è rappresentante sindacale di tutti i lavoratori della conoscenza: precari, docenti di ruolo e anche docenti distaccati e tuteli i diritti e gli interessi dell'intera categoria, non solo di un sottoinsieme della stessa. Se la sua preoccupazione è esclusivamente di natura economica, credo che si possa agire nella direzione del risparmio prendendo in considerazione altre questioni, ammesso che si decida di proseguire sulla strada dell'impoverimento culturale del paese. Se, invece, la preoccupazione di Gloria Bertoldi è relativa alla continuità didattica nelle scuole, allora esaminiamo la questione in generale, includendo nella riflessione tutti gli enti sopraelencati, compreso i sindacati, e mettendo in discussione anche il sistema delle assegnazioni provvisorie. La preoccupazione di tutelare la continuità è sentita all'interno dei singoli istituti, ma ê avvertita anche dalla sottoscritta e dovrebbe essere oggetto di riflessione e di discussione all'interno del sindacato, coinvolgendo rappresentanti del mondo della scuola e docenti distaccati in una commissione di lavoro, a cui parteciperei anche fuori dall'orario di servizio e senza riconoscimenti economici, come spesso faccio, perché la sobrietà è per me uno stile di vita e non semplicemente uno slogan politico. E chissà che magari non si riscopra anche il valore del volontariato nel sindacato...

venerdì 15 marzo 2013

ci dicano perchè

 ecco il testo completo del comunicato ripreso oggi da l'Adige nell'articolo a pag. 25.


La compatta e violenta reazione dei sindacati confederali alla presa di posizione degli Stati Generali della Scuola Trentina sui previsti tagli all’istruzione è la miglior conferma di quanto la posta in gioco sia alta e il momento sia grave. Ci dicono che non abbiamo proposte da fare e ce ne stiamo comodamente alla finestra a gridare NO, accusando gli altri sindacati di essere "brutti sporchi e cattivi".

È vero che non sediamo al tavolo della trattativa – non ancora, perlomeno – tuttavia, ciò non significa stare a guardare né limitarsi a criticare. Sono tre anni che siamo in prima linea, dentro le scuole e nelle piazze, sforzandoci di dar corpo all’esigenza degli insegnanti di partecipare alle scelte che riguardano la scuola. Scelte che invece vengono prese in stanze chiuse, da persone che la scuola non la conoscono, o hanno dimenticato com’è fatta.

Cgil, Cisl, Uil, con il frequente appoggio di Gilda, che dovrebbero rappresentarci, preferiscono fare tutt’altro, assecondando il disegno della Giunta Dellai/Dalmaso che è guidato da due principi di fondo: ridurre le risorse per la scuola da un lato, e piegarla al modello aziendalista dall’altro. Hanno così firmato accordi-capestro, spacciandoli poi per "il miglior compromesso possibile di fronte al ricatto della Giunta”, svendendo così la dignità dei lavoratori e compromettendo la qualità della didattica. Loro parlano di concertazione: noi lo chiamiamo servilismo, acquiescenza, quando non complicità. E mentono sapendo di mentire. Come nel caso di questa trattativa, avviata a dicembre con un protocollo d’intesa che già conteneva, nero su bianco, l’impegno a tagliare sul personale.

Queste organizzazioni sventolano la bandiera della "democrazia interna", ma gli accordi che sottoscrivono vengono forse prima sottoposti al parere dei loro iscritti e dei lavoratori della scuola? Non più. Chiamano "democrazia" la loro gerarchia, usano una lingua che nessuno capisce più: segreterie, direttivi, piattaforme..., e pensano che questo basti per considerarsi ancora rappresentanti dei lavoratori. Non lo sono più – e non da oggi – devono rendersene conto e farsene una ragione. Rappresentano solo se stessi e i loro interessi di bottega.

Ci dicono che quando si è al tavolo delle trattative è tutto diverso, che non si può soltanto abbaiare. Se sedessimo noi, a quel tavolo, siamo certi che ci batteremmo senz'altro con più vigore e decisione, venderemmo più cara la pelle. Perché noi, al contrario di loro, abbiamo ben chiaro cosa voglia dire fare sindacato: assolvere al proprio mandato difendendo i diritti dei lavoratori, ascoltandone le richieste e sforzandosi di soddisfarle. E il mondo della scuola chiede cose ben diverse da quelle che loro - non gli insegnanti, loro - accettano.

Gli Stati Generali non hanno proposte, sostengono. Falso. Di proposte ne abbiamo eccome, basta leggere il nostro blog, i nostri volantini, i documenti prodotti in tre anni di lavoro. Chiediamo nuovi investimenti sulla scuola in termini di risorse e di idee, il potenziamento del tempo scuola e la sua riorganizzazione in funzione delle reali esigenze dell'educazione, non del bilancio. Riteniamo indispensabili la riduzione del numero di alunni per classe e l'indipendenza dei dirigenti dalla politica. Siamo per l'introduzione di un processo di valutazione del sistema scolastico (anche degli insegnanti) non ricattatorio, e che invece sia utile a migliorare il lavoro dei docenti e a favorire la crescita dei ragazzi.

A fronte di tutto questo, ancora oggi SGST-Fenalt viene spesso etichettato come "il sindacato dei precari": non è vero, noi ci proponiamo al contrario di rappresentare tutti gli insegnanti e siamo da sempre anche attenti interlocutori degli studenti. È vero, tuttavia, che abbiamo sempre sostenuto che la continuità didattica sia elemento fondamentale, e che perciò il precariato sia la madre di tutti problemi della scuola pubblica, italiana e trentina. Noi sosteniamo che l'amministrazione debba innanzitutto assumere a tempo indeterminato gli insegnanti, fino a coprire tutti i posti disponibili sull'organico di fatto.

Noi proponiamo, insomma, di investire sull’istruzione. La Giunta risponde che non ci sono soldi e che invece bisogna tagliare? Ecco cosa dovrebbe replicare un sindacato che voglia definirsi tale: si cominci a tagliare - anziché dagli insegnanti - dagli stanziamenti per l’edilizia scolastica: in Trentino nel 2011 è stato varato un “piano quinquennale” di 380 milioni di euro, spesi solo in minima parte e per il resto accantonati. Si prendano da lì, gli 8,5 milioni di euro che stanno cercando disperatamente. E dalle consulenze d'oro, dai gemellaggi intercontinentali e dagli altri progetti inutili e costosi. E, se proprio non dovesse bastare, dai registri elettronici (appaltati a Informatica Trentina…), dalle lavagne interattive, dai tablet…

A noi queste proposte sembrano non solo urgenti, ma anche praticabili. Se Cgil, Cisl, Uil e Gilda pensano il contrario, prima di firmare altri accordi ci dicano almeno perché.



Alessandro Genovese e Nicola Zuin

Stati Generali della Scuola Trentina-Fenalt

venerdì 8 marzo 2013

"Amichevolmente"



"P.S. una piccola [sic] sassolino, ché 'anche le formiche nel loro piccolo s'incazzano' (Marchesi).Mentre gli 'Stati Generali' prima amichevolmente telefonano e poi sparano a zero anche sulla Uil Scuola, senza una proposta, dicesi una ... NOI ... con fatica ... studiamo ... analizziamo dati .... costruiamo risposte".


Quello che avete appena letto è il post scriptum a una mail che Pietro Di Fiore ha inviato ieri l'altro ai suoi iscritti per aggiornarli sull'andamento della trattativa con l'Apran.Ogni commento mi pare superfluo.
ag

non è facile



 No, non è facile stare a guardare... mentre a suon di tagli si sta smantellando la scuola pubblica Trentina: non è facile da insegnanti che vedono peggiorare le proprie condizioni di lavoro, da precari che rischiano addirittura di perderlo, quel lavoro, ma soprattutto da cittadini che credono che la scuola non sia soltanto un capitolo di spesa come un altro, ma sia il luogo in cui si costruisce il futuro della società.

Gli Stai Generali della Scuola Trentina non hanno affatto dimenticato che la finanziaria ha stabilito pesanti tagli alla scuola, lo ricordano benissimo, e ricordano anche che l'articolo 39 della finanziaria si appoggia sul protocollo d'intesa che CGIL CISL e UIL hanno sottoscritto il 3 di dicembre, accordo in cui è scritto esplicitamente che i tagli saranno strutturali e saranno proprio sul "personale": chi c'era all'assemblea provinciale rammenterà la nostra severa critica a quell'accordo. 
Se ancora una volta ci permettiamo di raccogliere ed esprimere il disagio e il malcontento reale del mondo della scuola è dunque proprio perché non siamo mai stati a guardare: da tre anni gli Stati Generali della Scuola Trentina si sforzano di promuovere un dialogo costruttivo con gli altri sindacati e con l'Amministrazione, promuovendo un'idea di scuola democratica, strategica, laica ed efficace, stigmatizzando i metodi autoritari della Giunta e smascherando i poco illuminati intenti che subdolamente si nascondono dietro i pomposi discorsi e le retoriche chiacchiere di chi soltanto parla di scuola trentina all'avanguardia e di isola felice.
nz e ag

giovedì 7 marzo 2013

evidenze


In attesa di conoscere l'esito della trattativa, Stati Generali-Fenalt ribadisce la totale contrarietà alle proposte di accordo tra Apran e Sindacati circolate nei giorni scorsi.  

Al di là delle singole forme ipotizzate per ridurre le spese della scuola, ciò che emerge con evidenza è la decisione, da parte dell'Amministrazione, di intervenire con un taglio strutturale da assestare sul capitolo "personale": sfruttare di più chi continuerà a lavorare, per lasciare a casa un numero più alto possibile di colleghi.
Gli effetti saranno perciò immediatamente misurabili in termini di posti di lavoro e di qualità della didattica.

A titolo d'esempio si faccia finalmente chiarezza sulle ore "eccedenti": offrire ai docenti la possibilità di svolgere le 70 ore annue di recupero con due ore settimanali di lezione in più - evitando così pesanti rientri pomeridiani - significa, di fatto, incentivare l'aumento dell'orario settimanale di cattedra da 18 a 20 ore. Con conseguente diminuzione delle cattedre e, dunque, dei posti di lavoro. Si realizza così il piano implicitamente contenuto nella "iniziativa innovativa" avviata due anni fa dall'Assessore, i cui reali intenti noi avevamo denunciato fin da allora.

Alessandro Genovese e Nicola Zuin

mercoledì 6 marzo 2013

solo l'inizio

Siamo avvisati: questo che si sta discutendo è solo l'inizio. 

I pesantissimi tagli che Apran e Sindacati stanno concordando nelle forme oggi riportate da l'Adige aprono una lunga stagione di "riforma" che in tre anni ammazzerà quel che resta della Scuola Trentina. 

CGIL CISL UIL e GILDA, seduti a quel tavolo, ne sono ben consapevoli.

Il taglio è strutturale, intenzionalmente ed esplicitamente da assestare sul capitolo "personale": sfruttare di più chi continuerà a lavorare, per lasciare a casa un numero più alto possibile dei loro colleghi.
Gli effetti saranno perciò immediatamente misurabili in termini di posti di lavoro e di qualità della didattica.

Ciò che Profumo non è riuscito a fare (anche perchè ha seguito la via della trasparenza e della democrazia, andando in Parlamento e recependo la protesta del mondo della scuola) qui si sta subdolamente realizzando nel silenzio e nell'oscurità, a porte chiuse, come questa Giunta ha sempre fatto.


Chiediamo a tutti i colleghi di vigilare, di informarsi e di informare, di mobilitarsi, di riprendere e intensificare le iniziative di lotta attivate quest'autunno contro l'ipotesi delle 24 ore: sottoscrizione documenti, boicottaggio delle attività non obbligatorie, sospensione delle comunicazioni alle famiglie ecc.

E' tempo di lanciare un segnale forte di dissenso non solo verso l'Amministrazione, 
ma soprattutto verso quelle organizzazioni sindacali che dovrebbero rappresentare gli interessi degli insegnanti e della scuola e che invece troppo supinamente accettano che si tagli sulla scuola e che si tagli sul personale e sulla qualità.
E' tempo che ognuno si assuma le proprie responsabilità. 

MOBILITIAMOCI!




venerdì 1 marzo 2013

MOBILITIAMOCI!


Nella quieta atmosfera di questo bianco inverno trentino, nel segreto di una confortevole stanza del palazzo, un manipolo di uomini e donne sta prendendo importanti decisioni. 
Devono dare forma contrattuale al Protocollo d’Intesa sottoscritto il 3 dicembre scorso dalla  PAT e da CGIL, CISL e UIL. L’obiettivo posto dalla Giunta Provinciale (l’ultimo atto ufficiale del Presidente Dellai, poi inserito nell’ultima Finanziaria) é il Contenimento delle spese per il personale docente: precisamente tagliare 8,5 milioni di Euro dai finanzimenti alla scuola pubblica. 
L’intesa prevedeva di tagliare circa 2,5 milioni dal Fondo Qualità e dal Foreg e di aprire un tavolo di trattativa per tagliare gli altri 6 entro febbraio.
Il mandato affidato dalla PAT all’APRAN indica la strada: Riduzione delle voci di spesa e individuazione di misure strutturali, rivisitazione di istituti contrattuali attualmente vigenti nei confronti del personale docente e revisione delle assegnazioni di organico.
Tradotto: tagliare la spesa per la scuola in modo permanente e strutturale, agendo in particolar modo sui costi del personale: 
1. rivedendo al ribasso il contratto 
2. riducendo progressivamente il numero del personale docente.

Il tavolo è aperto da tre settimane, nella più assoluta mancanza di trasparenza si decidono le tristi sorti della scuola trentina.


Vogliamo continuare a far finta di nulla?

MOBILITIAMOCI!

La scuola non si taglia!
Si taglino invece gli intollerabili sprechi, le generose consulenze agli amici degli amici, i troppi enti inutili, gli ingiustificati investimenti in edilizia scolastica, i tanti progetti vuoti, i pomposi convegni internazionali ...