giovedì 29 aprile 2010

Primo maggio: festa dei lavoratori ...precari



Al concertone del 1 maggio, al parco del Doss Trento 
ci sarà anche Equilibrio Precario:
e gliele canteremo !
non mancate!

lunedì 26 aprile 2010

Dai prof un secco «no» a Dellai e Dalmaso

L'Adige, 26 aprile 2010

«Leggere che la scuola trentina si divide sulle ore da 50 o 60 minuti mi ha dato una grande tristezza. Mi sembra una discussione al di sotto delle potenzialità della nostra scuola, che merita di più che una discussione sulle ore, che è questione organizzativa». Così Lorenzo Dellai a proposito della diatriba che nelle scorse settimane ha visto impegnati i collegi docenti di tutte le scuole superiori della provincia. Affermazioni che condividiamo totalmente: anche noi consideriamo tale discussione ben «al di sotto delle potenzialità» della scuola trentina; e anche noi pensiamo che essa meriti molto di più. Quanto alla natura organizzativa, e non didattica, di tale discussione, anche in questo caso siamo d’accordo con Dellai. Peccato soltanto che quanto da lui sostenuto contraddica palesemente le posizioni espresse dalla sua giunta e dall’assessore Dalmaso.

Innanzitutto, Dellai dimentica che non è stata la scuola trentina a chiedere di esprimersi sulla durata delle lezioni, ma è avvenuto esattamente il contrario: è stata la Provincia a chiedere che i collegi docenti votassero su tale questione! Considerata parte integrante dell’«iniziativa innovativa» firmata PAT e basata sulla convinzione, rivendicata dallo stesso presidente, che le lezioni da 50 minuti siano «il modello migliore per avere maggiore flessibilità e per organizzare le unità di apprendimento».

A questa contraddizione ne segue un’altra, per certi versi ancora più grave: se è vero che la decisione sulle ore è di natura strettamente «organizzativa», per quale ragione è stato chiesto ai collegi docenti di deliberare in merito, visto che la loro competenza è di natura esclusivamente didattica? Delle due l’una: o Dellai e Dalmaso non hanno idea di ciò su cui sono chiamati a legiferare, il che sarebbe molto preoccupante; oppure hanno pensato e agito in malafede: il che sarebbe anche peggio.

A indebolire ulteriormente la posizione di Dellai/Dalmaso pesa poi una domanda cruciale, sulla quale il presidente ha ammesso di voler «aspettare di avere tutti i dati a disposizione prima di fare delle valutazioni»: come mai gran parte dei docenti ha deciso di astenersi, o addirittura di votare contro entrambe le opzioni, 50 o 60 minuti? I dati attesi da Dellai glieli forniamo noi, insieme alla risposta: perché questa è stata l’unica occasione in cui i docenti, sempre tenuti ai margini delle decisioni, hanno potuto dire la loro sulla riforma. E l’hanno detto in modo perentorio, come dimostrano appunto i numeri: su quasi 2200 insegnanti, poco più di 500 hanno aderito alla proposta della Provincia, ovvero alle lezioni di 50 minuti; i restanti quasi 1600 l’hanno rispedita al mittente, votando a favore dei 60 minuti, astenendosi o votando contro entrambe le opzioni (come proposto dagli Stati Generali), oppure abbandonando l’aula al momento della votazione. Dati, questi, altrettanto significativi se declinati sulle scuole: soltanto 7 istituti su 27 hanno condiviso la proposta Dalmaso, approvata poi, attraverso la subdola formula del «silenzio-assenso» e con una manciata di voti, in altri 6 collegi in cui ha prevalso l’astensione.

Successivamente, i Consigli delle istituzioni, organo che rappresenta anche genitori, studenti e personale Ata, hanno quasi ovunque rovesciato il voto dei collegi (e dunque il parere della maggioranza degli insegnanti). Un dettaglio da non trascurare, ma che non cambia la sostanza delle cose: la clamorosa protesta dei docenti, che non va interpretata soltanto come un rifiuto dell’opzione 50 o 60, bensì come un sonoro NO all’intera riforma della scuola. Un NO che Dellai e Dalmaso dovrebbero avere l’onestà intellettuale di leggere per quel che è: una secca bocciatura della loro idea di scuola, una sconfitta politica di cui prendere finalmente atto.

Alessandro Genovese e Nicola Zuin
portavoce degli Stati Generali della scuola trentina



sabato 24 aprile 2010

riassumendo

I numeri: salvo l'Istituto Pozzo, che ha confermato senza nessuna polemica la sua tradizionale organizzazione basata su ore da 60 minuti e sabato libero, tutte le altre scuole saranno organizzate su unità orarie da 50 minuti, secondo le modalità previste dalla iniziativa innovativa della Giunta. Questa sostanziale uniformità, tuttavia, è stata disegnata in gran parte dalle decisioni dei consigli d'istituto (in 11 scuole) e dal meccanismo del silenzio assenso (in 7 scuole).

Altri numeri: prima che intervenissero i Consigli (organismi di governo degli istituti, formati da rappresentanti dei docenti, dei genitori, degli studenti e del personale ata), i Collegi dei Docenti chiamati ad esprimersi sulla questione, hanno sollevato infatti molteplici obiezioni riguardo al merito, alle modalità e anche alla legittimità dell'alternativa proposta: obiezioni che si sono concretizzate in forme diverse, a seconda delle specifiche circostanze,  dall'astensione, al voto contrario, alla scelta della cosiddetta "terza via". Ora, se si guarda alle maggioranze espresse dai collegi, solo in 7 scuole su 26 sono state  favorevoli alla proposta Dalmaso, la quale è stata inoltre approvata con una manciata di voti anche in altri sei collegi dove però la grande maggioranza dei docenti si è astenuta. In ben 13 collegi, infine, gli insegnanti hanno di fatto bocciato  l'assessore, scegliendo le ore da '60 minuti, oppure facendo mancare il quorum legale, o ancora votando mozioni simili a quella proposta dagli Stati generali che denuncia e rifiuta esplicitamente il ricatto a cui sono stati sottoposti gli insegnanti.
Facendo le somme, su un totale di quasi 2200 insegnanti della Provincia, l'iniziativa innovativa è stata approvata da poco più di cinquecento persone: poco meno di 1600 sono quelli che l'hanno bocciata.
La posta in gioco: per comprendere le ragioni di una tale clamorosa sollevazione da parte dei docenti, non ci si può accontentare - come fanno in questi giorni certi docili commentatori  - di risolvere tutto nella protesta pretestuosa o nel corporativistico rifiuto di fare i recuperi che il modello dei 50 minuti comporterà. Bisogna invece innanzitutto chiarire che i docenti trentini non erano affatto chiamati a scegliere tra la riforma Gelmini e quella Dalmaso, ma tra due varianti della stessa Dalmaso:  tra le due alternative proposte non c'è in realtà nessuna differenza dal punto di vista dell'orario di lavoro, perchè in entrambi i casi, ogni docente lavorerà per 1080 minuti a settimana. Semmai, grazie all'accordo con i sindacati che ha ridotto i recuperi da 110 a 70 ore annue, è proprio con il modello 50 che lavoreranno di meno. 
Il trucco: la differenza col modello Gelmini, sta nella riduzione del monte ore curricolare annuo, cioè nel totale delle ore che gli studenti passeranno a scuola per fare lezione il quale, nel modello Dalmaso, risulta inferiore al nazionale per tutti gli indirizzi. Come fa allora la Dalmaso a promettere di mantenere gli organici a fronte dei tagli voluti e dichiarati dalla Gelmini? Il trucco è la gradualità: la riforma nazionale si applica subito a tutte le classi, quella trentina comincia dalla prima e gradualmente si estenderà fino alla quinta, per cui i tagli si vedranno solo alla fine. Non solo: è facilmente prevedibile che le famose tre ore settimanali da recuperare a causa della riduzione dell'unità di lezione a 50 minuti, verranno gradualmente integrate nel normale orario di cattedra, che passerà nel giro di qualche anno dalle attuali 18 a 20 o 21 ore settimanali, producendo conseguentemente la riduzione delle cattedre che demagogicamente viene negata dall'Assessore.
Il ricatto: per nascondere tutto questo e per incentivare l'adozione della sua proposta innovativa, la Giunta Provinciale non ha esitato a minacciare esplicitamente i docenti, affermando che il rifiuto di questa proposta (e quindi la scelta delle ore da 60 minuti) avrebbe comportato l'immediato taglio di circa 200 posti di lavoro. Non contenta di ciò, come avvertimento, ha aumentato - unilateralmente e senza appello - di 4 decimi il coefficiente che si utilizza per il calcolo degli organici, portandosi avanti col lavoro e lasciando a casa i primi sfortunati.
Il rifiuto: è chiaro allora che tutta la vicenda dei 50 o 60, non è di natura didattica e nemmeno strettamente sindacale e tanto meno organizzativa. La stragrande maggioranza dei docenti - cogliendo l'unica occasione di esprimersi offerta dall'assessore - ha voluto rivendicare la propria dignità professionale. Chi ha votato contro la proposta Dalmaso, chi si è astenuto, chi è uscito dall'aula, chi ha votato di non scegliere e chi ha firmato la mozione degli Stati Generali, ha esplicitamente rifiutato innanzitutto la logica da cui discende tutta la riforma: una logica tristemente aziendalista che, con una mano - in nome della riduzione dei costi - misura col cronometro le prestazioni delle risorse umane e mira a proporre alla fascia medio bassa del mercato prodotti dotati solo delle funzioni di base, ma semplici da usare, mentre, con l'altra mano, si premura di offrire alla scuola privata tutti i mezzi necessari, in termini di autonomia e di risorse, da un lato per produrre i diplomati per la fascia alta del mercato, dall'altro per riciclare gli scarti.
La proposta: a fronte delle accuse di corporativismo, di conservazione e sterilità che ripetutamente l'Assessore Dalmaso, il Presidente Dellai e tutti i benpensanti continuano a rivolgere ai docenti, questi ultimi si stanno sbracciando da mesi per farsi ascoltare, avanzando proposte concrete e praticabili per realizzare una riforma che invece si orienti all'inclusione, all'eccellenza e all'innovazione: una riforma che faccia della scuola pubblica trentina un modello virtuoso, capace di interpretare davvero le esigenze dei ragazzi, delle famiglie e della società. E' chiaro però che una scuola così non si inventa da sola, semplicemente liberando un pacchetto di ore dal curricolo e dicendo agli insegnanti adesso arrangiatevi: c'è bisogno di ricerca, di sperimentazione, di formazione, di valutazione, selezione e motivazione. C'è bisogno quindi di investimenti, non di tagli.

nicola zuin e alessandro genovese

venerdì 16 aprile 2010

avanti ancora.

Grande è la confusione sotto il cielo... qualcuno direbbe che allora "la situazione è eccellente".
Forse non è il caso di essere così ottimisti, perchè la confusione con cui abbiamo a che fare sta generando tensioni e incomprensioni che rischiano di non farci cogliere a pieno l'occasione che abbiamo di opporci allo schiacciasassi provinciale.

Ieri il Consiglio d'istituto del Vittoria ha ribaltato il voto del collegio e ha deliberato di accogliere la proposta innovativa della dalmaso.

ecco perchè è FONDAMENTALE tutelarci e trovare il modo di esprimere chiaramente la nostra posizione e metterlo nero su bianco: dobbiamo scrivere le nostre mozioni e sottoscriverle in massa.

La mozione di SGST va ancora bene, modificatela se volete, basta mantenere il succo del discorso:
denuncia del ricatto 
e rifiuto di entrambe le alternative.

FIRMATE, FIRMATE, FIRMATE.

Ecco la situazione: la dalmaso ha a malapena il consenso di un terzo delle scuole.
siamo in tanti. dobbiamo essere di più.






martedì 13 aprile 2010

Ennesima porcata di questa riforma

Ancora vedo giustamente tante discussione sui 50 min e i 60 min,. Noi al
Pilati siamo stati tra i primi ad uscire con una votazione di 63 astenuti e 17
favorevoli per i 50 min, detto questo ora volevo portare a conoscenza tutti
dell'ennesima porcata di questa riforma. Oggi siamo stati convocati per gruppi
disciplinari e affini, io faccio parte del dipartimento di informatica, per
discutere, su richiesta della provincia, la ripartizione delle ore in codocenza
e delle ore lasciate a disposizione dell'istituzione scolastica senza conoscere
programmi e classi di concorso relative a determinate materie, di cui vediamo
solo dei nomi sui piani di studio. Ci troviamo e tanti altri colleghi si
troveranno a ragionare sul nulla, cercando di arginare la devastazione fatta da
questi piani di studio, di cui ho seri dubbi sulle competenze ( so che questa
parola a molti fa venire il vomito, ma questa volta ci vuole) di chi li ha
scritti. Siamo diventati solo dei matematici che mettono delle ore in delle
caselline aiutando qualche collega che ne ha perse, per non sentirci in colpa
per l'ennesimo licenziamento.
Grazie alla flessibilità……
Marco Iacomino

lunedì 12 aprile 2010

a metà del guado

Le discussioni che si stanno sviluppando sulla questione della durata delle unità di lezione stanno dimostrando innanzitutto un fatto: questa non è una questione didattica.
Intendiamoci: lo sarebbe in un qualsiasi altro contesto ma, date le condizioni imposte dall'Assessore, tutte le possibili considerazioni didattiche e pedagogiche sono confinate ai margini, tanto da diventare irrilevanti.
Come abbiamo già più volte mostrato in queste settimane, la realtà è che dietro questa falsa alternativa, l'Assessore ha maldestramente nascosto il tentativo di imporre un modello di scuola che, in nome della razionalizzazione economica, squalifica il ruolo sociale, economico, politico e culturale della scuola, offende la dignità professionale ed umana degli insegnanti e smentisce fin da subito le promesse fatte alle famiglie e agli studenti.
L'andamento delle votazioni nei collegi docenti sta dimostrando però che i docenti non hanno nessuna intenzione di farsi prendere in giro: con modalità diverse - dal voto dei 60 minuti al Prati, all'astensione di massa al Russell e al Pilati, fino alla delibera del Buonarroti che addirittura rifiuta di votare - centinaia di colleghi hanno già rispedito al mittente le responsabilità di una scelta che avrà in ogni caso conseguenze nefaste.
(vedi qui il grafico a dimensione intera)
Lo confermano ancora le tante mozioni di denuncia - a partire da quella proposta proprio dagli Stati Generali - che, anche dove non sono state inserite all'ordine del giorno, sono condivise e sottoscritte tanto dai colleghi che propendono per i 60 minuti, quanto da coloro che preferiscono i 50 e tanto più da tutti quelli che in un modo o nell'altro cercano di dare concretezza e visibilità al loro disagio e alla loro indignazione.
Siamo solo a metà del guado... ma stiamo vincendo la corrente: 
è necessario che nei prossimi giorni manteniamo la lucidità e non ci facciamo abbagliare dalle luccicanti dimostrazioni delle miracolose proprietà della iniziativa innovativa dell'Assessore. 
Dobbiamo evitare le divisioni che fanno solo il gioco della Giunta e ricompattarci in nome della scuola che vogliamo: 
Rifiutiamo la responsabilità di una riforma scellerata, 
non forniamo a questa pseudo-riforma i requisiti di legittimità 
che da sola non possiede, 
non cediamo al vergognoso ricatto del potere.
nz e ag

giovedì 1 aprile 2010

Equilibrio Precario: precari, asteniamoci!


Equilibrio Precario lancia l'invito a tutti i precari di astenersi nei collegi docenti al momento del voto tra 50 o 60: un modo per denunciare ancora una volta il ricatto e per rifiutarsi di potare acqua al mulino della Giunta che sta ponendo tutte le premesse per la "soluzione finale del problema precario". L'invito, ovviamente, è aperto anche ai colleghi di ruolo che vorranno davvero sostenere la causa.

nz

NOT IN MY NAME

La tragicommedia messa in scena dall'assessore Marta Dalmaso e dal suo entourage, con l'ordine impartito ai collegi docenti di votare tra lezioni di 50 o di 60 minuti, nel nome di una supposta "libertà di scelta", assume per noi insegnanti precari, molto più che per gli altri, i contorni della farsa.
A prescindere dalle ragioni pro o contro l'una o l'altra delle due opzioni, infatti, che senso ha chiedere il nostro voto per contribuire a decidere la durata delle lezioni nella scuola in cui lavoriamo quest'anno, quando non abbiamo la più pallida idea di dove - nè tantomeno se! - lavoreremo l'anno prossimo?
La "battaglia" sui 50 o 60 minuti mostra ancora una volta, in tutta la sua evidenza, la vergogna della condizione in cui sono costretti a vivere, anche nella nostra ricca Provincia, centinaia di insegnanti: sfruttati per coprire supplenze brevi o annuali, privati di diritti e di tutele, condannati a un futuro perennemente incerto... adesso pretenderebbero anche di usarci per portare acqua al mulino di questo governo provinciale che, ricattandoci, con la scusa di "salvare" il nostro posto di lavoro ci invita a votare la delibera "innovativa" Dellai/Dalmaso e le lezioni da 50 minuti.
La nostra risposta deve essere una sola, forte e chiara:

ASTENSIONE!

Non rendiamoci complici di questa truffa, 
non cediamo all'idea che non votare equivale al "silenzio-assenso" 
e dunque all'implicita adesione ai 50 minuti, 
rifiutiamo questa logica binaria e falsamente democratica 
e rispondiamo con un atto di disobbedienza civile
difendendo la nostra libertà di pensiero e sottraendoci alla finta scelta che ci è stata imposta!

Alla fine faremo i conti, e se la nostra posizione risulterà diffusa nella maggior parte delle scuole - come tutti ci auguriamo - e magari condivisa anche dai docenti di ruolo, la Giunta non potrà ignorarne la valenza politica e dovrà prenderne atto. Non dovesse farlo, tirando dritta per la propria strada, dimostrerà definitivamente il proprio assoluto disinteresse per ogni forma di reale democrazia e di autentica partecipazione.
Se riusciranno ad imporre il loro progetto, l'avranno fatto a nome loro e al più di quelli che l'avranno assecondato:  non certo in nome nostro.